Libia: venti di guerra

In questi giorni il governo di Tobruk ha richiesto l'intervento dell'Egitto per essere difeso dall'attacco che il governo di Tripoli, sorretto dalla Turchia, sta per sferrare contro Sirte. Erdogan ha risposto inviando a Tripoli il ministro della Difesa, che ha arringato i soldati turchi affinchè siano pronti alla guerra contro l'Egitto, che è un allaeto di ferro della Francia. Macron è furiosamente schierato contro la penetrazione della Turchia in Libia. In questo scenario, l'Italia avrebbe grosse difficoltà di posizionamento geopolitico nel caso in cui scoppiasse una guerra, in quanto è alleata della Turchia ed al tempo stesso ha ottimi rapporti commerciali con l'Egitto, a cui ha venduto di recente navi da guerra della Fincantieri. Una guerra tra Turchia ed Egitto costringerebbe l'Italia a prendere una posizione o il governo Conte  a rinuncia alla Turchia o all'Egitto, ma questo è contrario alla logica dell'Italia, che riesce a mantenere una certa sfera di influenza in Libia e ad accrescere gli spazi di manovra solo grazie alla divisione del Paese in aree di influenza. Pertanto, l'Italia è un Paese forte in Libia quanto regna la pace, ma ininfluente in caso di guerra. Quando lavora per la pace, l'Italia lavora per se stessa.

Autore: dott.ssa Ester Lucà

Servizio Coordinamento politiche europee e relazioni internazionali