Recovery Fund: accordo raggiunto
L'unione Europea ha segnato una data importante nella sua storia che dovrebbe permettere di rilanciare la sua economia, fortemente messa alla prova dalla pandemia da COVID-19, festeggiando così con successo i suoi primi settant'anni di vita. Dopo un'aspra contesa durata quattro lunghi giorni, un record storico per un Consiglio europeo, alla fine è stato trovato un compromesso vantaggioso per tutti. L'accordo lascia invariato l'ammontare complessivo delle risorse del RECOVERY FUND, messo a punto dalla Commissione europea a maggio, pari a 750 miliardi di euro, ma ridefinisce la composizione tra contributi a fondo perduto (GRANTS), che da 500 scendono a 390 miliardi di euro, e i prestiti (LOANS) che salgono da 250 a 360 miliardi di euro.
Vengono aumentati i "rimborsi" (REBATES) ai paesi "frugali" (Olanda, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia), a spese del bilancio comunitario, il cui volume resta immutato a 1.074 miliardi di euro di impegni, con una rideterminazione delle dotazioni finanziarie di alcuni programmi, di cui alcune vengono totalmente annullate come il programma europeo per la sanità, EU4Health, e altre vengono drasticamente ridimensionate, come il Fondo Agricolo per lo sviluppo rurale e il Just Transition Fund, il fondo per la transazione energetica che fa parte del Green Deal pianificato dall'UE per raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050, che per ora esclude di fatto la Polonia dal beneficio dei finanziamenti, in quanto non ha aderito all'obiettivo del Green Deal.
Con l'introduzione del "super freno di emergenza", proposto dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, cade il diritto di veto dei paesi "frugali", come avrebbe voluto il premier olandese, Mark Rutte, e i Piani di riforma per accedere ai fondi, presentati dagli Stati, saranno approvati dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata, in base alle proposte presentate dalla Commissione. Sarà invece il Comitato economico e finanziario (CEF) i supertecnici dei ministri delle Finanze dei Paesi membri, a valutare il rispetto delle tabelle di marcia e degli abiettivi fissati per l'attuazione dei piani nazionali. Se verranno riscontrati problemi, un singolo Stato potrà chiedere di portare la questione sul tavolo del Consiglio Europeo.
Per qunto riguarda il nostro Paese, l'Italia nel prossimo triennio 2021-2023 porterà a casa circa 209 miliardi di euro, di cui 82 miliardi di sussidi a fondo perduto e 127 miliardi di prestiti a tasso agevolato con rimborso trentennale e le erogazioni saranno condizionate alle riforme che il nostro Paese dovrà effettuare e che se non ben definite a livello governativo, saranno quelle "consigliate" con le raccomandazioni annuali della Commissione europea e che da anni sono sempre le stesse: contrasto all'evasione fiscale, alla corruzione, al lavoro sommerso, taglio agevolazioni fiscali, razionalizzazione delle aliquote delle tasse, snellimento dei tempi della giustizia, riforma del catasto ecc.
Non resta quindi che aspettare che l'accordo venga approvato quanto prima dal Parlamento europeo e iniziare a lavorare al Piano Nazionale di ripartizione delle risorse europee da approvare entro il mese di settembre.
Informativa del premier Conte al Senato:https://www.youtube.com/watch?v=xKfod-nNPfU
Autore: dott.ssa Ester Maria Adele Lucà
Servizio Coordinamento politiche europee e relazioni internazionali