La politica ambientale della UE

Fri Mar 15 09:07:51 CET 2019 - Attuazione da parte dell'UE dell'Agenda 2030 dell'ONU

La tematica dell'ambiente è trasversale a tutte le politiche dell'Unione europea. Secondo quanto previsto dall'art. 11 del Trattato sul Funzionamento dell'UE (TFUE), tutte le politiche dell'Unione europea devono tener conto delle problematiche ambientali, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile del pianeta, cioè uno sviluppo economico che consenta di non alterare il delicato equilibrio dell'ambiente. Tra gli scopi specifici su questa tematica, definiti dall'art. 191 TFUE, rientra la promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i probelmi dell'ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici.

A marzo del 2018, i leader dell’UE hanno esortato la Commissione europea a presentare entro il primo trimestre del 2019 una strategia climatica per il 2050 verso le emissioni ZERO di gas serra , affermando che gli obiettivi europei devono essere allineati con l’ Accordo di Parigi. Da allora la Commissione europea ha raggiunto un accordo su una proposta di legge sulla governance energetica, che istituisce un processo decisionale collettivo volto a rivedere periodicamente il contributo dell’Europa agli obiettivi di Parigi, e contestualmente obbliga gli Stati membri a stabilire i primi piani energetici e climatici nazionali integrati, permettendo all'UE di fare un passo in più nella lotta climatica e puntanto ad ottenere l'innalzamento dell'obiettivo della riduzione dei gas serra dall'attuale 40% a poco più del 45% entro il 2030. Tuttavia, sul clima, la strategia della Commissione europea è stata relativamente vaga.

Proprio ieri, 14.3.2019, il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione non vincolante “Clean Air for All” che invita tutti gli Stati membri a innalzare gli standard relativi alla qualità dell’aria e alle emissioni nocive prodotte dal settore trasporti, agricolo ed energetico.

Secondo quanto riportato nella risoluzione, approvata con 446 voti favorevoli, 146 contrari e 79 astenuti, l'inquinamento atmosferico è una questione di valenza transfrontaliera e come tale ricade sotto le competenze comunitarie: a breve la Commissione europea dovrebbe aggiornare la direttiva Ambiente e Qualità dell’Aria coordinandola agli standard fissati dall’Organizzazione mondiale della Sanità, in particolare per quanto riguarda le emissioni di particolato (PM2.5), ossido di zolfo e livelli di ozono.

Nel settore trasporti, il documento chiede all’Ue di sviluppare procedure di ricorso collettivo per proteggere i consumatori in caso di eventuali futuri scandali delle emissioni delle automobili, mentre, ai produttori spetterebbe riaggiornare i veicoli non conformi a proprie spese. Si invita, inoltre, a tenere in considerazione dei reali livelli di inquinamento misurati su strada, piuttosto che di quelli rilevati in fabbrica, integrando i dati sulle emissioni dei gas di scarico con quelli provenienti da altre componenti deteriorabili di veicoli come gli pneumatici o le pastiglie dei freni.

Nel settore agricolo, la risoluzione chiede di vincolare i finanziamenti del fondo di politica agricola comune (CAP) a misure obbligatorie per ridurre l’inquinamento atmosferico. Sotto osservazione l’attuale filiera di produzione alimentare, responsabile di un eccesso nelle emissioni di ammoniaca (il 94% delle emissioni comunitarie di NH3 proviene dal settore agricolo), protossido d’azoto e metano (con il 40% di emissioni dovute all’agricoltura).

Per quanto riguarda la produzione energetica, il documento ricorda come oltre metà delle emissioni di diossido di zolfo e 1/5 di quelle di ossido d’azoto sono da scrivere alla produzione di energia; in particolare gli impianti di produzione alimentati a carbone o lignite sarebbero responsabili del 62% delle emissioni di mercurio nella Ue. In questo scenario, la risoluzione accoglie con favore l’impegno per la decarbonizzazione assunto da dieci Stati membri e invita gli altri componenti dell’Ue a raggiungere l’obiettivo entro il 2030.

Si ricorda che nel 2017, in occasione dell' One Planet Summit di Parigi, il primo vertice sul clima voluto dal Presidente francese Emmanuel Macron per festeggiare il secondo anno dell'Accordo di Parigi, fu annunciata per la prima volta la Carbon Neutrality Coalition (CNC), la coalizione di 19 Stati, di cui 12 appartenenti all'UE, che mira a costruire economie resilienti ai cambiamenti climatici e ad accelerare un'azione globale per il clima.

Oltre ai 19 Stati, anche 32 città in tutto il mondo fanno parte della Carbon Neutrality Coalition e si sono già impegnate a diventare carbon neutral entro il 2050

 

Autore: dott.ssa Ester Lucà



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