Duomo di Milano

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Oltre al Bramante anche Leonardo, Amadeo, Battagio, il Dolcebuono
vennero consultati per il tiburio del Duomo

Nell'incisione si vedono il tiburio quadrato come proposto da Bramante e, sulla destra, il tiburio ottagonale simile a quello stabilito nel 1490 ed eseguito da Amadeo tra il 1496 ed il 1500. Intorno al 1487- 1488, in occasione dell'invito di Ludovico il Moro ai maggiori ingegneri ed architetti per trovare una soluzione all'irrisolto problema del tiburio del Duomo, Bramante fece un modello e scrisse una relazione tecnica e teorica, la cosiddetta Bramanti Opinio super Domicilium seu Templum Magnum. E' questo l'unico testo tecnico d'architettura pervenutoci di quanti da lui scritti. In tale documento, l'artista descriveva la propria soluzione a proposito del tiburio, riprendendo liberamente quanto già enunciato da Vitruvio, ovvero si preoccupava della "fortezza, conformità cum el resto de l'edificio, legiereza, beleza" come caratteristiche fondamentali da applicare al monumento. Pensava ad un tiburio quadrato, direttamente impostato sui piloni e sui quattro archi ortogonali della fabbrica già edificata, più solido di un tiburio ottagonale. Bramante consiglia di terminare il Duomo con un tiburio gotico, anziché imporvi una cupola, cioè una forma rinascimentale, e suggerisce di armonizzarlo con la larghezza della fabbrica e con i vari livelli delle altezza esistenti nell'organismo architettonico. Mette addirittura in guardia, avvisando i suoi interlocutori per l'uso di un tiburio ottagonale : " voi rompete l'ordine de l'edificio". La Bramanti Opinio è stata pubblicata in "Archivio Storico Lombardo" 1878, negli Annali della fabbrica del Duomo.