Territori e mercati locali del lavoro

Le dinamiche occupazionali nelle aree circoscrizionali per l’impiego di Milano 2015-2016.

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1       Economia e mercati del lavoro a scala locale dopo la crisi

1.2      La domanda di lavoro di Città Metropolitana Milano: avviamenti

 

Il miglioramento della domanda di lavoro milanese è stato però anche maggiore di quello che ci si poteva attendere; alla fine del primo anno preso in considerazione, infatti, il numero complessivo degli avviamenti ha evidenziato un incremento a due cifre, corrispondente a quasi 110.000 unità in termini di avviamenti e più di 55.000 per quanto riguarda le persone che sono state assunte almeno una volta.  In tal modo, il mercato del lavoro milanese ha superato per la prima volta la quota raggiunta nel corso del 2008, prima che la crisi del mercato immobiliare statunitense e poi quella dei sistemi finanziari dispiegasse appieno i suoi effetti[1] sull’economia reale, provocando il pesante e prolungato ridimensionamento sia delle attività produttive che dell’occupazione[2]

Graf. 1.1 - Avviamenti nella Città Metropolitana di Milano.  Anni 2014-2015 e primo semestre 2014-2016

 

 

 

Le performance della domanda di lavoro milanese nel 2015 non si spiega solo con la ripresa economica, di cui peraltro sia i rapporti della Camera di Commercio che quelli di Assolombarda hanno più volte richiamato limiti e problematicità.  A determinare questo forte aumento delle assunzioni hanno concorso altri fattori, il principale dei quali è rappresentato dalle ricadute degli incentivi per le imprese che assumevano forza lavoro con contratti di lavoro a tempo indeterminato, introdotti dalla legge di Stabilità 2015 e che prevedevano contributi per un importo massimo di 8.060 euro e per una durata fino a tre anni.  Dubbi sono gli esiti che possono essere stati giocati dai provvedimenti che hanno agevolato la flessibilità in uscita, uno dei provvedimenti più contrastati e controversi da valutare anche in sede di analisi del Jobs Act, la nuova riforma del mercato del lavoro entrata in vigore nel marzo di quell’anno[3].

La defiscalizzazione degli oneri sociali, ha rappresentato infatti un indubbio vantaggio economico per le imprese, ed ha impresso una spinta non solo ad avviare la ricostituzione della propria forza lavoro, tipica dei periodi che seguono le fasi di crisi[4], ma anche a far ricorso in modo più deciso proprio a rapporti di lavoro stabili, anche in settori tradizionalmente caratterizzati da un intenso utilizzo di lavoro flessibile. 

Ciò ha fatto sì che nel 2015 questo tipo di assunzioni complessivamente siano aumentate del 57,3%, presentando quindi un aumento di gran lunga superiore alla media del mercato del lavoro della Città Metropolitana, e spiegando da sole più del 62% dell’incremento della domanda di lavoro milanese; un incremento che peraltro non ha interessato solo l’Industria, ma anche quasi tutti i settori del terziario; da rimarcare inoltre come le assunzioni con contratti a tempo indeterminato si siano mosse in controtendenza anche con le altre forme contrattuali stabili, che complessivamente sono aumentate solo del 40,3%[5]

Molto più contenuto è stato invece l’aumento delle assunzioni con contratti di lavoro a termine che aumentano complessivamente del 6,7%, con un buon incremento di quelle effettuate con modalità contrattuali di lavoro subordinato (+16,9%), mentre sono calate pesantemente quelle effettuate con contratti di lavoro indipendente (-31,5%), una contrazione imputabile essenzialmente al crollo delle collaborazioni a progetto e di quelle occasionali, già in calo dall’epoca della riforma Fornero e che si è accentuata dopo l’entrata in vigore del Jobs Act. 

Graf. 1.2 – Variazioni percentuali delle assunzioni nella Città Metropolitana di Milano.  Anni 2013-2015 e primo semestre 2014-2016

 

 

 

Esaurita la spinta di Expo e dei generosi incentivi alle assunzioni, il calo della domanda di lavoro milanese nei primi sei mesi del 2016 è stato più contenuto di quanto ci si poteva attendere e a fine anno potrebbe attestarsi nuovamente su valori superiori a quelli del 2008, come sembrano confermare anche le prime stime di quelli relativi all’intero 2016. 

Ciò sembra quindi indicare che l’economia e il mercato del lavoro milanesi non hanno beneficiato solo degli effetti di Expo, ma che continuino ad essere interessati da segnali di ripresa che si stanno ormai protraendo da più di due anni, nonostante i rallentamenti della congiuntura che sembrano essersi avvertiti nel terzo trimestre dell’anno.  I dati del 2016, però, hanno evidenziato sin dall’inizio dell’anno, che il modello di crescita occupazionale sembra riorientarsi sul modello seguito sin dalla fine del secolo scorso, con una netta prevalenza del lavoro flessibile; nei primi sei mesi dell’anno esso ha registrato complessivamente un calo del 5,2%, ma ha visto aumentare il suo peso di 2,7% percentuali.  Le assunzioni a tempo indeterminato, invece, dopo la riduzione degli incentivi di cui le imprese hanno potuto beneficiare, sono diminuite nei primi sei mesi dell’anno in modo ben più rilevante (-21,9%), anche se i primi dati sull’insieme dell’anno evidenziano comunque che il loro numero dovrebbe essere maggiore di quello registrato in tutti gli anni compresi tra il 2009 e il 2014. 

Analogo a quello degli avviamenti è l’andamento relativo agli avviati, che presentano un incremento del 13,1% nel 2015 e un calo anche più pronunciato (-12,5%) nel corso del primo semestre dell’anno successivo, che sale quasi al 13% se si considerano solo gli assunti delle imprese.  Anche in questo caso determinante è il ruolo giocato dagli assunti con contratti di lavoro stabili, che nel primo anno aumentano ben del 42,1% (ma del 60% se si considerano solo gli assunti con contratti di lavoro a tempo indeterminato), a fronte di un incremento del 3,1% degli assunti con rapporti di lavoro a termine.  Per contro, nella prima metà del 2016 questi ultimi registrano una contrazione del 9,6%, mentre gli avviati con rapporti di lavoro stabili registrano una diminuzione pressoché doppia (-19,0%). 

 

 


 

[1] Cfr.: Provincia di Milano (2009), Fase di passaggio. Economia e mercato del lavoro in provincia di Milano. Rapporto 2008-2009, FrancoAngeli, Milano.

[2] Magatti, M. (2011),  La grande contrazione, Feltrinelli, Milano.

[3] La valutazione dei cambiamenti introdotti su questo tema è un problema controverso, poiché per essere svolta in modo compiuto, essa deve poter essere condotta una volta entrata a regime e in assenza di fattori concomitanti come quelli degli incentivi, che possono alterare il sistema delle convenienze delle imprese. Va però osservato che è presumibile che l’alleggerimento del sistema delle tutele in caso di rescissione dei rapporti di lavoro, può aver giocato un ruolo positivo, incoraggiando le imprese ad operare assunzioni che diversamente avrebbero operato con maggior cautela, posta la perdurante situazione di incertezza, testimoniata dai frequenti e repentini rallentamenti del ciclo che si sono avvertiti sia nel 2015 che nel 2016, pur in un quadro complessivamente favorevole. Cfr. Censis (2016), Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2016, FrancoAngeli, Milano, pp. 185-187; Izzo, I (2016), “L’economia negli anni dell’incertezza”, in CCIAA, Milano produttiva 2016, Milano, pp. 25-45.

[4] Lo prova, ad esempio, che già nel corso del 2014 le assunzioni con contratti a tempo indeterminato avessero già segnalato una impercettibile ripresa (0,6%), anche se molto concentrata nel settore delle costruzioni. Si rimanda alle evidenze empiriche messe in luce nel Rapporto del mercato del lavoro della Provincia di Milano 2011, in cui si erano colti deboli segnali di un processo analogo dopo il triennio 2008-2010 in cui si erano assommati caduta della domanda di lavoro e sua flessibilizzazione; cfr. Cavicchini, E. (2012), “Gli anni dell’incertezza: il lavoro in provincia di Milano nel biennio 2010-2011”, in Provincia di Milano, Gli anni dell’incertezza. Economia e lavoro in provincia di Milano. Rapporto 2010-2011, FrancoAngeli, Milano pp. 11-57.

[5] Includiamo in questi anche quelli effettuati con contratti di lavoro domestico, che prima delle modifiche apportate dal Ministero del lavoro nel 2014, erano effettuati con contratti a tempo indeterminato per il 95% dei casi. E’ proprio il lavoro domestico assieme all’apprendistato ad abbassare il valore medio del peso dei contratti stabili, visto che entrambi questi contratti hanno presentato nel 2015 andamenti negativi.

[6] Lo prova, ad esempio, che già nel corso del 2014 le assunzioni con contratti a tempo indeterminato avessero già segnalato una impercettibile ripresa (0,6%), anche se molto concentrata nel settore delle costruzioni. Si rimanda alle evidenze empiriche messe in luce nel Rapporto del mercato del lavoro della Provincia di Milano 2011, in cui si erano colti deboli segnali di un processo analogo dopo il triennio 2008-2010 in cui si erano assommati caduta della domanda di lavoro e sua flessibilizzazione; cfr. Cavicchini, E. (2012), “Gli anni dell’incertezza: il lavoro in provincia di Milano nel biennio 2010-2011”, in Provincia di Milano, Gli anni dell’incertezza. Economia e lavoro in provincia di Milano. Rapporto 2010-2011, FrancoAngeli, Milano pp. 11-57.

[7] Includiamo in questi anche quelli effettuati con contratti di lavoro domestico, che prima delle modifiche apportate dal Ministero del lavoro nel 2014, erano effettuati con contratti a tempo indeterminato per il 95% dei casi. E’ proprio il lavoro domestico assieme all’apprendistato ad abbassare il valore medio del peso dei contratti stabili, visto che entrambi questi contratti hanno presentato nel 2015 andamenti negativi.

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: Tue Aug 08 17:50:13 CEST 2017
Data creazione: Tue Aug 08 17:27:52 CEST 2017