30Mila km in bici per aiutare il popolo Sahrawi: il viaggio di Sanna e Benjamin fa tappa in Città metropolitana

Fri Mar 29 14:52:31 CET 2024 - A Milano i due giovani svedesi, attivisti per i diritti civili, hanno incontrato la consigliera Diana De Marchi

Sanna Ghotbi, Diana De Marchi e Benjamin Ladraa

Un viaggio in bicicletta lungo 30mila chilometri attraverso trenta Paesi, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione del Sahara Occidentale e la causa del popolo «dimenticato» dei Sahrawi. L’impresa ciclistica e umanitaria di Sanna Ghotbi e Benjamin Ladraa, giovani di nazionalità svedese, difensori dei diritti umani, ha fatto tappa venerdì 29 marzo in Città metropolitana di Milano. Nella sede di via Soderini i due ciclisti, in missione ormai da due anni, hanno incontrato la consigliera delegata alle Politiche sociali, del lavoro e pari opportunità Diana De Marchi.

Un incontro istituzionale che sarà annoverato nel loro diario di viaggio, iniziato il 15 maggio 2022 da Goteborg, in Svezia, puntando al Sud Asia. Sanna e Benjamin hanno attraversato Danimarca, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Slovacchia, Slovenia, Bosnia Erzegovina, Croazia, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord, Grecia, Turchia, Corea del Sud, Giappone, Taiwan, Indonesia. Hanno incontrato politici e dialogato con la società civile, parlato nelle università. Nella città di Hiroshima hanno avuto l’opportunità di incrociare il 49° vertice del G7 (19 al 21 maggio 2023), lanciando il loro appello alla comunità internazionale perché intervenga. «Il territorio del Sahara Occidentale è occupato illegalmente dal Marocco dal 1975 e i nativi saharawi stanno tuttora aspettando un referendum di autodeterminazione promesso dall'ONU e dal Marocco nel 1991, che darebbe loro l'indipendenza» rimarcano Sanna e Benjamin.

I Sahrawi sono un popolo sahariano senza terra da 40 anni. Una vicenda dimenticata, quella della Repubblica Araba Sahrawi Democratica, nota come Sahara Occidentale, ex colonia spagnola il cui processo di decolonizzazione non è mai avvenuto. Non appena gli spagnoli si sono ritirati nel 1973, il territorio è stato occupato dal Marocco e dalla Mauritania. Un’invasione tutt’altro che pacifica: i Saharawi che hanno potuto sono fuggiti verso l’unico confine praticabile, la piccola striscia che li unisce all’Algeria. Nel deserto algerino, dove si sono rifugiate circa 400.000 persone, sono stati costruiti degli immensi campi profughi prevalentemente composti da tendopoli, nelle quali da allora vive una parte del popolo Saharawi. Il Fronte Polisario, che aveva lottato per l’indipendenza, resiste nelle sue basi in Algeria, a pochi chilometri dal muro lungo 2720 km che il Marocco ha costruito lungo la frontiera.

«La segregazione dei Sahrawi nei campi profughi del Tindouf è straziante. Quando li abbiamo potuti visitare, nel 2019, da esseri umani cittadini dell’Occidente ci siamo sentiti imbarazzati e mortificati: le tendopoli sono sempre più piene di persone e sempre più povere di cibo e di acqua ("more people less food"). I Sahrawi sono un popolo resiliente, ma stanno perdendo la speranza, logorati dell'attesa di una risoluzione promessa da anni e mai arrivata. È quanto mai necessario rendere consapevole il mondo della loro situazione. We believe in human rights» raccontano Sanna e Benjamin che due anni fa sono saliti in sella con un obiettivo ben chiaro: gettare luce sul Sahara Occidentale occupato, l'ultima colonia africana.

«La bicicletta è un qualcosa di facilmente riconoscibile, che incuriosisce e quindi spinge le persone ad avvicinarci, permettendoci di parlare loro di un popolo sconosciuto, protagonista di un conflitto altrettanto sconosciuto» spiega Benjamin.

Lasciata l’Indonesia i due inarrestabili ciclisti hanno raggiunto l’Italia. Sono partiti da Napoli e, risalendo lo Stivale attraverso Roma, Pisa e Firenze fino a Bologna - dove hanno incontrato una decina di rifugiati sahrawi supportati dal Comune - hanno stretto una bella rete di contatti. A Milano resteranno fino a mercoledì 3 aprile, dopodiché andranno a Novara, a Torino, per poi valicare le Alpi verso la Svizzera, quindi arrivare in Spagna. Da lì approderanno in Algeria avendo come meta finale, da raggiungere entro il 2025, il Sahara Occidentale.

L’incontro in Città metropolitana tra Sanna e Benjamin e la consigliera delegata Diana De Marchi ha offerto l’occasione per ricordare l’esistenza nel nostro territorio di una rete di solidarietà che opera da anni a sostegno del popolo Sahrawi. Mercoledì 27 marzo, a Sesto San Giovanni, i due svedesi sono stati i protagonisti di un convegno organizzato da KARAMA, associazione di solidarietà nata nel 2012 che ha unito la città di Sesto con i campi profughi di Tindouf nel cuore del deserto algerino. «Oltre alle raccolte solidali per l’invio di aiuti nei campi profughi e alla promozione di attività di informazione e sensibilizzazione sulla situazione dei diritti umani nel Sahara Occidentale, l’associazione KARAMA organizza soggiorni estivi a Sesto San Giovanni per minori Sahrawi, un momento di sollievo che diventa anche opportunità per ricevere cure mediche» ha ricordato Diana De Marchi. Il Programma Mondiale Alimentare dell'ONU stima che metà dei bambini sahrawi al di sotto dei cinque anni soffre di anemia, mentre un terzo soffre di malnutrizione.

Sanna e Benjamin ripartiranno da Milano mercoledì 3 aprile. Finora hanno percorso circa 15 mila km (pedalando a una media di 60 km al giorno) e si mantengono prevalentemente con il fundrising (www.patreon.com/SolidarityRising)  e grazie all’ospitalità che ricevono dalle famiglie ogni giorno. Diverse le associazioni (in Italia ARCI), che organizzano loro incontri fornendo contatti di riferimento attraverso una grande rete di solidarietà. Nel corso del viaggio raccolgono video immagini con l’idea di realizzare un documentario. Intanto li si può seguire sui social, Facebook, Instagram, X dove sono registrati come “Solidarity Rising”.