Verdi e le cinque giornate del 1848: le stupende barricate

Nella primavera del 1848 Giuseppe Verdi rientra a Milano pieno d’entusiasmo per la rivoluzione nazionale italiana. Il 21 aprile scrive al suo librettista Francesco Maria Piave, volontario al fronte, questa lettera ritrovata dal biografo Franco Abbiati nel secondo dopoguerra. È un documento importante che fa piena luce sui sentimenti patriottici dell’artista ma anche sulle preoccupazioni (legittime) sulla sua carriera.

 

cinque_giornateCaro amico,

Figurati se io volevo restare a Parigi sentendo di una rivoluzione a Milano. Sono di là partito immediatamente sentita la notizia, ma non ho potuto vedere che queste stupende barricate. Onore a questi prodi! Onore a tutta l’Italia che in questo momento è veramente grande!

L’ora è suonata, siine pur persuaso, della sua liberazione. È il popolo che la vuole: e quando il popolo vuole non avvi potere assoluto che possa resistere. Potranno fare, potranno brigare finché vorranno quelli che vogliono essere a viva forza necessari ma non riusciranno a defraudare i diritti del popolo. Sì, sì, ancora pochi anni forse pochi mesi e l’Italia sarà libera, una e repubblicana. Cosa dovrebbe essere?

Tu mi parli di musica! Cosa ti passa per in corpo? Tu credi che io voglia occuparmi di note, di suoni? Non c’è né ci deve essere che una musica grata agli orecchi del Italiani del 1848. La musica del cannone! Io non scriverei una nota per tutto l’oro del mondo: ne avrei un rimorso immenso consumare della carta da musica, che è sì buona per far cartucce. Bravo mio Piave, bravi tutti i veneziani bandite ogni idea municipale, doniamoci tutti una mano fraterna e l’Italia diventerà ancora la prima nazione del mondo!

Tu sei guardia nazionale? Mi piace che tu non sia che soldato semplice. Che bel soldato! Povero Piave! Come dormi? Come mangi? Io pure, se avessi potuto arruolarmi, non vorrei  essere che soldato, ma ora non posso essere che tribuno e un miserabile tribuno perché non sono eloquente che a sbalzi.

Bisogna che torni in Francia per impegni e affari. Immaginati che  oltre la seccatura di dover scrivere due opere, io ho là diversi denari da esigere, e tanti altri in biglietti di banca da realizzare.

Io ho abbandonato là tutto ma non posso trascurare una somma per me forte, e bisognerà la mia presenza per salvarne almeno nella attuale crisi una parte. Del resto succeda quel che si vuole io non m’inquieto per questo. Se tu mi vedessi ora non mi riconosceresti più. Non ho più quel muso che ti faceva spavento! Io sono ebbro di gioia! Immagina che non vi sono più tedeschi! Tu sai la razza di simpatia io aveva per loro! Addio, addio saluta tutti!

 

 

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Ultimo aggiornamento: Wed Jul 05 09:22:25 CEST 2017
Data creazione: Tue Jul 04 16:10:22 CEST 2017